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The (narrative) prototype of total institution: The Betrothed, XXXI


Andrea Lombardinilo

Abstract

Il saggio si focalizza sul peso diegetico che il lazzaretto di Milano assume nei Promessi sposi (cap. XXXI), laddove l’intento narrativo si innesta su istanze di indagine storica e analisi sociale, anch’esse rilevanti ai fini dell’affermazione del romanzo come “medium dell’Italia unita”. Ricovero coatto degli ammalati di peste, il lazzaretto potrebbe apparire come un’istituzione totale “ante litteram”, proposta da Manzoni in netto anticipo rispetto all’analisi degli Asylums sviluppata da Erving Goffman nel 1961 in riferimento agli ospedali psichiatrici. Il lazzaretto è lo spazio dell’isolamento non solo fisico, ma anche psicologico, sociale ed esistenziale, generato dalla stigmatizzazione collettiva del contagio. L’isolamento è l’anticamera della morte fisica, preceduta da quella psicologica e morale, atteso che “una tale dittatura era uno strano ripiego” (cap. XXXI). Di qui la possibilità di configurare il lazzaretto milanese come un paradigma dell’isolamento individuale e della marginalizzazione collettiva, declinato da Manzoni attraverso l’interazione perversa tra malati, “monatti” e presunti untori. In questo senso, la metafora manzoniana della stigmatizzazione fisica si configurerebbe come vera e propria invenzione letteraria, tale da poter fornire utili chiavi di lettura alla comprensione delle “paure legate alla demarcazione dei confini” e dell’ “idea della segregazione e della separazione fisica”, nel segno del rapporto tra storia, letteratura e indagine sociale.


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eISSN: 2225-7039
print ISSN: 1012-2338